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Il Castello di Bran e la leggenda del Conte Dracula

Come si può non festeggiare Halloween senza un riferimento a mitico Conte Dracula? Ebbene per l’occasione si è pensato di presentarvi il famigerato Castello di Bran, quello che ormai la cultura di massa associa al famigerato Conte a causa di Bram Stoker, il quale parrebbe aver ambientato il suo romanzo gotico Dracula proprio tra le sue mura, dal momento che quello di Bran è l’unico castello della Romania la cui architettura pare coincide con quella descritta da Stoker… ma scopriamolo meglio insieme.

Il castello di Bran

Il castello sorge ai piedi dei Carpazi nel comune di Bran, in prossimità dell’antico confine tra la Transilvania e la Valacchia. Oggi è sede di un museo dedicato alla storia della Transilvania e alle collezioni della famiglia reale, oltre ad essere uno dei luoghi più famosi della Transilvania, regione che si distingue per l’abbondanza di roccaforti medievali che popolano il suo territorio prevalentemente montuoso.

Veduta Castello di Bran

La fortezza si erge su un’altura rocciosa, la cui posizione privilegiata permette di avere ampie vedute sulle colline circostanti, sulla Valle Moeciu e sulla Valle Bârsei.

Ad aggiungere fascino alla struttura è il fatto che i numerosi castelli che popolano la regione, come anche il Castello di Peleș e il Castello dei Corvino, non abbiano subito subito sostanziali modifiche stilistico-architettoniche nel corso dei secoli e pertanto il loro aspetto appare perlopiù invariato.

La storia del castello

L’origine della fortezza risale al 1211, anno in cui Andrea II d’Ungheria concesse all’ordine dei Cavalieri Teutonici di costruire una fortificazione in legno sulla cima di un picco roccioso nel Burzenland a guardia dell’antico limes tra Valacchia e Transilvania. Il passaggio da secoli permetteva il transito dei mercanti e lo scambio delle merci.

Il nome originale del castello, Dietrichstein o lapis Theoderici in latino, “Pietra di Dietrich“, sembra derivare dal Comthur (Comandante) e Precettore regionale, frater Theodericus, menzionato in un documento del 1212. Questo Dietrich è il probabile costruttore di questo primo castello. Un ulteriore documento del 1509 confermerebbe il legame tra un comandante dell’Ordine Teutonico di nome Dietrich e la contea di sua proprietà di Törzburg.

Sappiamo sempre tramite le fonti che tale struttura venne abbandonata nel corso del 1226.

La prima menzione documentata del Castello di Bran è l’atto emesso da Luigi I d’Ungheria il 19 novembre 1377, con il quale il sovrano concesse ai Sassoni di Kronstadt (l’odierna Brașov) il privilegio di a proprie spese e con propria forza lavoro costruire un castello di pietra. La costruzione del castello proseguì fino al 1388, anno in cui venne sfruttato dal Regno d’Ungheria come baluardo contro l’espansione dell’Impero Ottomano. Le roccaforti medievali di questo genere aiutarono a scongiurare le continue incursioni del XIV-XV secolo e a proteggere le popolazioni locali.

Il castello venne pertanto utilizzato come baluardo contro l’Impero Ottomano, e in seguito divenne un posto doganale sul passo di montagna tra la Transilvania e la Valacchia. Sebbene molti castelli dell’epoca appartenessero a membri della nobiltà, gli storici hanno stabilito che il Castello di Bran fu costruito quasi esclusivamente come fortificazione posta a protezione dei coloni tedeschi in Transilvania.

Nel 1407 la rocca fu donata dal Re d’Ungheria Sigismondo di Lussemburgo a Mircea I di Valacchia, per assicurargli un luogo protetto in caso di attacco. Successivamente la proprietà venne ceduta ai Principi di Transilvania.

Parrebbe che nel 1448, il voivoda Vlad III di Valacchia conosciuto anche con l’appellativo di Vlad Tepes, “Vlad l’Impalatore”, per la sua reputazione di uomo sanguinario, si insediò nel castello.

Dopo la morte di Vlad III il castello ormai in disuso fu acquistato dai Sassoni per soli 1000 fiorini il 1 gennaio 1498. Il 25 aprile 1651 gli abitanti di Brasov vendettero poi il castello al principe di Transilvania Giorgio II Rákóczi. Anche se la regione divenne parte dell’Impero Asburgico nel 1687, la fortezza venne rinnovata dopo un lungo periodo di decadenza prima nel 1723 e poi nel 1863, anno in cui si spostò più a nord il confine tra la Transilvania e la Valacchia e il castello di Bran diventò una sede amministrativa. Tuttavia, dal 1888 per altri 30 anni circa, il castello venne completamente disabitato.

Con il Trattato di Trianon del 1920, l’Ungheria perse la Transilvania e il castello di Bran divenne una residenza dei sovrani del Regno di Romania. Divenne la casa e il rifugio preferito della regina Maria di Sassonia-Coburgo-Gotha, che ne ordinò la vasta ristrutturazione condotta dall’architetto ceco Karel Zdeněk Líman. Il castello fu ereditato successivamente dalla figlia, la principessa Ileana, che al suo interno arrivò a realizzare e gestire un ospedale durante la seconda guerra mondiale. Successivamente il castello fu sequestrato dal regime comunista e l’intera famiglia reale venne esiliata nel 1948.

Nel 2005 il governo rumeno approvò una legge che consentì la restituzione delle proprietà espropriate illegalmente, fu il caso anche del castello di Bran, e quindi un anno dopo la proprietà del castello fu assegnata all’americano Dominic von Habsburg, figlio ed erede della principessa Ileana.

Dopo diversi contrasti, Iil 18 maggio 2009 l’amministrazione del castello fu trasferita dal governo all’arciduca Domenico e alle sue sorelle, la baronessa Maria Maddalena di Holzhausen ed Elisabeth Sandhofer. Il 1 ° giugno dello stesso anno gli Asburgo hanno aperto al pubblico il castello ristrutturato come primo museo privato del paese e hanno presentato in collaborazione con il villaggio di Bran un concetto strategico comune per mantenere il loro ruolo di primo piano nel circuito turistico rumeno e per salvaguardare la base economica nella regione.

Gli interni del castello

Il castello possiede i tipici tratti dell’architettura gotica, con la sua mole in pietra, massiccia e severa, le sue torri ed i tetti tronco-conici con tegole rossastre. Al suo interno, quelli che oggi sono gli ambienti del Museo d’Arte Medievale risultano raggiungibili tramite strette scalinate, lunghi corridoi e passaggi segreti.

Vista dall’interno del cortile del Castello di Bran

Le sale riflettono i rimaneggiamenti avvenuti nel corso dei secoli, mostrando una commistione dei diversi stili che nel tempo lo hanno interessato. La struttura è suddivisa in quattro piani: il primo visitabile conserva un aspetto molto medievale ed è adibito a sotterraneo, il primo piano invece era quello destinato alla servitù e si caratterizza per le ampie camere dagli arredi spartani; il secondo piano era quello che veniva occupato dalla Regina Maria di Sassonia e da sua figlia Ileana, la sua importanza è sottolineata dalla presenza del mobilio massiccio e ricercato, con drappi e corredi alquanto preziosi ed infine si ha il terzo piano che era destinato al regale consorte, Ferdinando I di Romania, ancora più lussuoso rispetto al precedente, e dal quale si può godere di una spettacolare vista panoramica.

Appartamenti della Regina Maria di Sassonia nel Castello di Bran

Il castello e Vlad Tepes

Il legame che unisce il castello a Vlad III di Valacchia, conosciuto anche con il suo patronimico Dracula, lo si deve alla presunta permanenza del voivoda in questa roccaforte per un breve periodo, al fine di sorvegliare i propri possedimenti. In realtà la residenza storicamente accreditata del Principe rumeno si trova ad Arefu, ad un centinaio di chilometri ad Ovest di Bran, nella vallata del fiume Arges, conosciuta come Fortezza di Poenari di cui oggi ormai restano solo più alcuni ruderi molto scenografici.

Vlad III di Valacchia

Vlad III di Valacchia (Sighișoara, 2 novembre 1431-Bucarest, dicembre 1476/10 gennaio 1477), meglio conosciuto solo come Vlad, o con il suo nome patronimico, Dracula, fu un membro della Casa dei Drăculești, un ramo collaterale della Casata di Basarab. Era figlio del voivoda di Valacchia Vlad II Dracul, membro dell’Ordine del Drago, istituito dall’imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, Sigismondo, con l’intento di distruggere l’eresia hussita e contenere il potere dell’Impero Ottomano.

Fu per tre volte voivoda di Valacchia, rispettivamente nel 1448, dal 1456 al 1462, e infine nel 1476. Il soprannome Vlad Țepeș, deriva dalla sua predilezione a impalare i nemici. Durante la sua vita, la reputazione di essere un uomo crudele e sanguinario, si diffuse in tutta Europa e, principalmente, nel Sacro Romano Impero.

Vlad III è ancora oggi venerato come eroe popolare in Romania, così come in altre parti d’Europa, per aver protetto la popolazione rumena sia a sud che a nord del Danubio. Questa rivalutazione in chiave eroica del voivoda si ricollega al risveglio indipendentista delle popolazioni rumene contro turchi e austriaci del 1804, momento in cui la figura di Dracula riemerse tra le pieghe della storia. Da questo momento infatti la memoria popolare rumena dimenticò l’orrore per le atrocità commesse da Vlad Țepeș in favore dell’ammirazione per le sue virtù guerriere, per il suo spirito di libertà, per le coraggiose gesta compiute in difesa della sua terra contro i turchi.

Si addussero come attenuanti delle crudeltà perpetrate motivazioni fatalistiche: la guerra era di per sé stessa crudele, il nemico faceva altrettanto, non esistevano altri modi per fronteggiare il terrore ottomano. Il mito del patriota temerario e quello del savio governante concorsero insieme a consolidare nella memoria storica popolare l’immagine di un principe esemplare, in grado di salvaguardare non solo l’indipendenza del regno ma di assicurare all’interno l’ordine, la legalità, la stessa laboriosità degli abitanti. Ne venne fuori una sorta di eroe nazionale, pronto a compiere gesti terribili pur di conservare l’integrità della sua terra.

Tuttavia furono proprio gli atti brutali ad esso più o meno verosimilmente associabili e per il suo patronimico, che Vlad divenne fonte d’ispirazione per lo scrittore irlandese Bram Stoker nella creazione del suo personaggio più famoso, il vampiro Conte Dracula, protagonista dell’omonimo romanzo del 1897.

Il vero volto di Dracula

L’unico vero ritratto di Vlad faceva parte della “galleria degli orrori” del Castello di Ambras, nel Tirolo austriaco:

“Il principe è raffigurato dei tre quarti, con in testa, sopra i lunghi capelli ricci, un copricapo di velluto rosso adorno di otto fila di perle. Sulla fronte, una stella d’oro a otto punte con incastonato un enorme rubino rettangolare, sostiene un pennacchio nella cui parte inferiore risaltano cinque grosse perle. Le sopracciglia sono arcuate e sovrastano due grandi occhi grigio- verdi. Un naso lungo e leggermente aquilino, con le narici preminenti, sconfina sui lunghi baffi castani, dritti che prendono quasi tutta la larghezza del volto. Il labbro inferiore, rosso e sporgente, delimita il mento affetto da un leggero prognatismo. Questa combinazione di naso aquilino e labbra rosse un tempo veniva chiamata «un becco da pappagallo su due ciliege». Vlad Dracula indossa una camicia rosso-arancione, una tunica color porpora, con dei grossi bottoni rotondi, ornati di pietre preziose. Un manto di zibellino con alamari anch’essi purpurei completa la tenuta.”

Un affresco raffigurante Vlad, databile al 1526, ornava anche i muri della chiesa del monastero di Curtea de Argeș, ma venne cancellato al principio del XIX secolo per ordine del vescovo di Argeș, che lo fece sostituire dal proprio ritratto.

Ulteriori ritratti di Dracula, grazie ai pamphlet tedeschi stampati fino al 1568, circolarono in tutta Europa. L’edizione di Vienna del 1463 fu la prima ad inaugurare la serie, e fu proprio questa raffigurazione a finire sotto gli occhi di papa Pio II nel 1463 e, qualche anno dopo, sotto quelli di Leonardo Hefft, il notaio di Ratisbona che scrisse al riguardo:

“E adesso il suo aspetto appare proprio crudele e cupo, poiché l’immagine dipinta del suo volto è in circolazione più o meno dappertutto nel mondo.”

Il ritratto di Vlad Țepeș nel castello d'Ambras (XV secolo)

Formatesi presso l’Università degli Studi di Torino, dove ha conseguito la laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali e la specialistica-magistrale in Storia del Patrimonio Archeologico e Storico-Artistico, si è specializzata all’Università degli Studi di Milano diplomandosi in Beni Archeologici. Libero professionista, si occupa di archeologia informatica e virtual heritage, allestimenti museali, grafica 2d e prodotti multimediali applicati ai Beni Culturali. Collabora con diversi enti pubblici e privati nell’ambito di progetti relativi la ricerca, valorizzazione, comunicazione e promozione dei Beni Culturali. Si occupa della creazione di percorsi culturali relativi all’intera Penisola italiana e dello sviluppo di contenuti (creazione di testi e produzione fotografica) per pubblicazioni cartacee e virtuali. Tra i suoi interessi di studio si hanno lo sviluppo di nuove tecniche e mezzi di comunicazione per la valorizzazione dei Beni Culturali e l’evoluzione della simbologia del potere tra Tardoantico e Altomedioevo.

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