ArcheoTour

Quando sei a Roma, fai come i Romani

Cosa hanno in comune i film “Cleopatra”, “Ben-Hur”, “Gangs of New York”, “La passione di Cristo” e la serie televisiva della HBO Rome?

Ebbene, sono stati tutti girati a Cinecittà Studios di Roma, il più grande e antico studio cinematografico d’Europa.

Nel corso degli anni, al suo interno si sono accumulati i set delle varie produzioni ivi  girate, ma tra le scenografie che più colpiscono i visitatori si ha sicuramente il vasto set permanente all’aperto di Rome, il quale si estende per ben quattro ettari. La serie HBO, di due stagioni, è ambientata durante le guerre civili dell’antica Roma, momento che segnò la caduta della Repubblica romana e l’ascesa dell’Impero. L’intento del telefilm era quello di attualizzare il mondo antico e coloro che vi vivevano, in un modo realistico mai tentato fino a quel momento. Il set riflette tale dedizione, infatti piuttosto di presentare un antico mondo di marmo bianco, ha ricreato la vivace realtà che si poteva incontrare nella Roma dell’epoca. Sia che abbiate seguito la serie televisiva o meno, sicuramente vale la pena di visitare gli studios per immergersi nell’antica Roma repubblicana attraverso il tour realizzato a doc.

Per arrivare al set di Rome, giunti agli studios, inizia il viaggio indietro nel tempo percorrendo una tipica strada della New York del 1863, un periodo questo in cui varie bande rivali si scontravano nelle vie newyorkesi per ottenere il controllo sui vari quartieri. Al termine della strada ci si trova catapultati nell’antica Roma, precisamente nel Foro Romano, in un’epoca in cui gli uomini potevano diventare déi.

Secondo Jonathan Stamp, consulente storico di Rome, il suo intento principale era quello di riproporre un’ambientazione la più autentica possibile per quel dato periodo storico. Pur non contribuendo alla sceneggiatura dello spettacolo, la sua influenza sul set è stata più che evidente e l’atmosfera ricreata per Rome è stata di fatto elogiata da molti per la sua autenticità. La necessità di essere autentici piuttosto che accurati è spesso il livello più alto raggiungibile nell’industria dell’intrattenimento, e per Rome questo è visibile nella riproduzione del Foro Romano.

“Forum Romanum” - La sezione del Foro Romano del set presso Cinecittà Studios.

Nonostante lo spettacolo sia ambientato nel 52 a.C., il Foro si presenta come augusteo piuttosto che cesariano, in quanto gran parte del Foro era ancora in costruzione durante le guerre civili. Il biografo Svetonio citando l’imperatore Augusto affermò che: “la trovò [Roma] di mattoni ma la lasciò di marmo”. Questa espressione poetica parla della bellezza della Roma augustea e si contrappone a quella pre-augustea, più funzionale, non particolarmente bella, una condizione questa che non si allineava certo alle aspettative del pubblico di Rome.

Roma aveva conosciuto ben poca pace nei secoli precedenti la caduta della Repubblica. Si trattò di anni caratterizzati da guerre e conflitti che lasciarono il segno sul suolo cittadino sotto forma di diversi segni di abbandono. All’epoca gli individui, non lo Stato, erano i principali responsabili del ripristino dei templi e degli edifici che i loro antenati avevano costruito, sebbene a volte venisse impiegato denaro pubblico. Non sorprende pertanto che coloro che avevano a disposizione le risorse e le dovute opportunità tendessero a preferire la ricostruzione piuttosto che il ripristino degli antichi edifici pubblici. Fu così che la Roma di fine età repubblicana si presentava agli occhi dei contemporanei come una miscela unica di infrastrutture fatiscenti e dimostrazioni di potere e ricchezza sempre più crescenti. Con l’intento di risolvere questo problema e di promuovere allo stesso tempo la propria dignitas, verso il 54 a.C., Giulio Cesare iniziò quella che sarebbe diventata una vera e propria riprogettazione su larga scala del Foro Romano. Tuttavia, Cesare non riuscì a portare a termine il suo intento a causa del suo assassinio avvenuto nel 44 a.C., tale compito fu pertanto ereditato dal figlio adottivo Augusto che lo portò successivamente a compimento.

“Basilica Julia” - La Basilica Julia come potrebbe essere apparsa durante il regno di Augusto.

Tra questi si ricorda la Basilica Julia, iniziata circa nel 54 a.C., e in seguito fatta ricostruire da Augusto dopo i danni che l’edificio subì a causa del grave incendio del 12 a.C. Purtroppo sono giunte fino a noi poche informazioni sulla Basilica Julia di Cesare, tuttavia abbiamo più notizie su quella augustea. In Rome il foro è stato ricostruito proprio su quello di Augusto che comunque si ritiene fosse simile all’originale cesariano. Sappiamo che l’edificio misurava 107×51 m, presentava degli archi aperti coperti di marmo bianco e il numero dei suoi gradini diminuiva man mano che si saliva verso la Via Sacra, un dettaglio ripreso nel set in modo da ricreare l’illusione di una pendenza crescente su una superficie altrimenti piatta.

Il set ospita anche il Comitium (luogo di incontro per le assemblee elettorali) e i Rostra (piattaforma degli oratori), dei chiari simboli delle ispirazioni coltivate all’epoca da Augusto. Le prove storiche di come doveva apparire il Comitium sono alquanto limitate, e i suoi resti che si trovano oggi sotto l’Arco di Settimio Severo,  non sono ancora stati oggetto di indagini archeologiche approfondite. Gli studiosi tuttavia ritengono che probabilmente fosse stato realizzato su modello dell’ekklesia greca (luogo adibito alle assemblee popolari) aggiungendogli un teatro all’aperto. Tuttavia non si sa ancora come il Rostra venne incorporato nella struttura.

“Rostra” - Un'interpretazione ridimensionata del Rostra.

Man mano che la Repubblica cresceva e le funzioni del Comitium venivano assegnate ad altri luoghi, il Comitium si restringeva, lasciando spazio alla Curia (casa del senato) in continua espansione. Prima dell’ultima metà del I secolo a.C., il Comitium aveva quasi smesso di essere utilizzato, tranne che per il settore dei Rostra. Il modesto e trascurato Comitium del set di Rome risulta deludente, sappiamo tuttavia che Augusto cercò  di mantenere la sua presenza nel Foro con importanti statue esposte sui suoi gradini, e che costruì il suo arco trionfale per commemorare il Battaglia di Azio su di esso, quindi non è sbagliato non vederlo rappresentato.

È inoltre prematuro pensare di vedere i Rostra nel 52 a.C., in quanto sappiamo essere stati dedicati da Marco Antonio nel 44 a.C., ma questo è un dettaglio minore in uno spettacolo che ci permette di immergersi nella storia. Questi Rostra ripresero il design dei Rostra del Comitium, con una piattaforma rialzata e un frontale curvo, e incorporò le rostrae originali delle navi da cui la piattaforma prese il nome. In seguito Augusto vi costruì e raddrizzò la parte anteriore da curva a dritta, come risulta visibile sul set. Tuttavia bisogna segnalare che tale Rostra non è collocato correttamente, tuttavia è rispettosamente raggruppato insieme al Comitium e alla Curia, i tre luoghi che insieme formavano il nucleo del governo repubblicano.

“Curia Julia” - L'iscrizione al Senatus Populusque Romanus identifica questo edificio come il Senato, la Curia Julia.

Ma è con la Curia e il Tempio di Giove Optimus Maximus che gli scenografi si sono presi la massima libertà. I due edifici mostrano progetti architettonici molto diversi rispetto a quelli originari, con un design che pare ispirarsi al Pantheon quasi contemporaneo. Nel 44 a.C. Cesare decise di far demolire la Curia precedente, la Curia Cornelia, per fare spazio agli ulteriori 300 senatori che aveva nominato. Questa nuova Curia fu inaugurata nel 29 a.C. da Augusto, la sua struttura fu poi ripresa da Diocleziano ed è proprio questa che risulta oggi ancora visibile in ciò che rimane del Foro. Le indagini archeologiche hanno permesso di ricostruire l’aspetto originario della Curia Julia: alta e rigida con tre finestre frontali. Allo stesso modo, il Tempio di Giove Optimus Maximus si presentava come un’enorme struttura e, essendo uno dei templi più antichi di Roma, venne progettato in stile etrusco. Gli studiosi discutono ancora oggi sulle sue dimensioni originarie, tuttavia si stima dovessero essere di circa 50×60 m; per confronto, il Partenone di Atene è 69,5×30,9 m. Il tempio sul set non presenta le figure in terracotta che fiancheggiano il tetto e le file di colonne a guardia delle tre statue di culto ospitate all’interno di nicchie aperte (il Tempio di Giove era dedicato anche a Giunone e Minerva), presenti invece in quello storico. Il tempio impostato, tuttavia, dà al visitatore un’impressione di timore reverenziale che il tempio originario doveva trasmette alla sua sola vista.

"Strada" - Un muro vuoto era una tela vuota. I dipinti probabilmente aiutavano a orientarsi tra le strade di Roma.

Il set di Rome non si ferma al Foro, ma si estende anche nella riproduzione delle strade colorate e labirintiche in cui abitava la gente comune. Arrivando dalla moderna città di Roma con le sue strade affollate e quartieri ugualmente labirintici, non risulta difficile immaginare il set storico affollato da pendolari perduti, mercanti rumorosi, bambini sgargianti e mendicanti desolati. Ovunque si guardi è possibile scorgere particolari dettagli come insulae fatiscenti, lararia collocati agli incroci per ospitare i lares del quartiere, il magazzino di un commerciante di vino e le vasche di tintura all’aperto di un tintore di stoffa. Tra i dettagli più piccoli che forse mostrano meglio l’intento dei produtori di presentare un’autentica Roma dell’epoca, è sicuramente la presenza di graffiti.

“Vasche per tintura”- Non si è certi se i tintori lavorassero con più di un colorante contemporaneamente, tuttavia sappiamo che i tintori appartenevano a specifiche corporazioni in base a dei colori: giallo, violetto/blu, rosso, zafferano, marrone e viola.

L’importanza dei graffiti nel mondo romano, attestata negli innumerevoli ritrovamenti di Pompei, Ercolano e Oplontis, è indiscutibile. Questi potevano riguardare una moltitudine di messaggi e non solo. Dalla propaganda dei candidati politici, alla formulazione di raccomandazioni dei consumatori sul migliore (o peggiore) vino o per raccomandare i servizi di date prostitute, impiegati per esprimere quindi le più varie opinioni o per condividere battute, i muri vennero anche impiegati come tele per creare opere di espressione artistica, gli antichi graffiti avevano la medesima funzione dei social media di oggi. Le strade del set si presentano dipinte con colori vivaci e su di esse si ritrovano diversi esempi di graffiti ispirati da quelli antichi. Si hanno figure stilizzate che ricreano combattimenti tra gladiatori, suggerimenti di pose sessuali e varie opinioni, il tutto arricchisce e fornisce una fedele rappresentazione di quella che doveva essere la vita quotidiana dell’epoca tra le strade dell’antica Roma che dovevano essere sporche, confuse e alquanto rumorose.

“Graffiti” - Le strade di Roma erano “parlanti”. Alcune riproduzioni ispirate ad antichi graffiti visibili nella suburra di Cinecittà.

Il set di Rome a Cinecittà è incredibilmente dettagliato e i fan della serie apprezzeranno sicuramente la cura riservata nella creazione di una tale scenografia che si presenta come credibile e autentica per la città del periodo tardo repubblicano. Mentre il set qui trattato è stato devastato da due grandi incendi, c’è ancora molto da sperimentare, perché davvero, con pochissimo sforzo immaginativo, è facile lasciarsi coinvolgere dalla Roma del passato.

Puoi trovare maggiori informazioni su come visitare il set su: https://cinecittasimostra.it/en/opening-hours-and-prices/

Stephanie M. Matthews

Stephanie earned her B.A. in Classics from Memorial University of Newfoundland and continues her passion for the Classics in her own time focusing on the culture and society of the Late Roman Republic and Early Empire. In addition to having presented at a number of undergraduate conferences, she’s also written for, and contributed to, other Classics focused articles and publications. Stephanie is a published author of fiction and has a new novel being released in November 2020. To learn more about Stephanie’s writing, you can visit her at www.stephaniemmatthews.com, Instagram @stephaniem.matthews, or Facebook, Stephanie M. Matthews. Follow her travels and Classics based photography on Instagram @wandering19.1

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