2) Interno del thermopolium of Lucius Vetutius Placidus, Pompei
Curiosità

Il Thermopolium, il fast food degli antichi Romani

Il thermopolium era un luogo di ristoro dell’antica Roma, una sorta di snack bar dove si servivano bevande e cibi caldi. A quel tempo infatti come oggi, non era inusuale pranzare fuori casa.

Il nome ha origine greca e thermopolium letteralmente significa “spaccio di caldo” (o “di cose calde“). In realtà il termine compare molto raramente, infatti si utilizzava più comunemente la parola d’origine osco-umbra popina (donde popinarius e popinaria per i gestori), ampiamente attestato dalla letteratura e dall’epigrafia latina. Un altro termine ad esso associato era quello di caupona, che indicava però più la locanda, in cui, oltre a mangiare e bere ci si poteva anche dormire e ricoverare il proprio cavallo.

1) Esterno del thermopolium of Lucius Vetutius Placidus, Pompei
Esterno del thermopolium of Lucius Vetutius Placidus, Pompei, ©Mentnafunangann (This file is licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported)

La sua struttura del thermopolium era molto semplice, comprendeva un locale di piccole dimensioni aperto sulla strada munito di un bancone in muratura, decorato da lastre marmoree, nel quale erano incassate grosse anfore di terracotta (dolia), atte a contenere le vivande. Talvolta c’erano degli ambienti retrostanti dove ci si poteva sedere e consumare il pasto, proprio come nei moderni fast food.

I cibi che venivano serviti al loro interno spesso erano raffigurati in pitture murali, all’interno e anche all’esterno del locale. Si trattava di legumi, verdure, uova, olive, cipolle, spiedini di carne, salsicce, cacciagione, pesci, formaggi, frutta secca o di stagione, focacce e dolci.

2) Interno del thermopolium of Lucius Vetutius Placidus, Pompei
Interno del thermopolium of Lucius Vetutius Placidus, Pompei, ©Miguel Hermoso Cuesta (This file is licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International)

Diversi thermopolia sono stati rinvenuti a Pompei, dove se ne contano ben 89, ad Ercolano e ad Ostia antica. Uno dei più famosi e ben conservati è quello di Vetutius Placidus (I,8,8), caratterizzato da un larario (edicola sacra) in stucco, ornato da un affresco: ai lati del Genius del padrone vi sono i Lari (protettori della casa) e quindi Mercurio (dio del commercio) e Dioniso (dio del vino). Uno dei doli fungendo da cassa, conteneva ancora al momento della scoperta 1385 monete, oggi esposte nella sezione numismatica nel Museo Archeologico di Napoli, mentre nella casa annessa alla bottega, significativo è stato il rinvenimento di un triclinio decorato.

Triclinio

Il triclinio era il locale in cui veniva servito il pranzo nelle case degli antichi romani. Il pavimento del locale aveva un’inclinazione di circa 10° su tre lati della stanza, verso il tavolo basso posto al centro. Un solo lato aveva il pavimento in piano, utilizzato dai servi per portare le vivande in tavola.

3) Interno del thermopolium of Lucius Vetutius Placidus, Pompei
Interno del thermopolium of Lucius Vetutius Placidus, Pompei, ©Juan F. Ortega (This file is licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International)
4) Interno del thermopolium of Lucius Vetutius Placidus
Interno del thermopolium of Lucius Vetutius Placidus, Pompei - L'affresco rappresenta il genio della casa, affiancato dai Lari e dai Penati con Mercurio sull'estrema sinistra e Bacco sull'estrema destra. © Daniele Florio (This file is licensed under the Creative Commons Attribution 2.0 Generic)

Sempre a Pompei, su via dell’Abbondanza, si è ritrovato il thermopolium di Asellina, in cui oltre alla mescita di bevande calde e fredde, cibi cotti, alcune stanze al piano di sopra erano adibite a casa d’appuntamenti. Nel corso delle operazioni di scavo tutte le suppellettili sono state ritrovate al proprio posto: c’erano anfore per il vino, un imbuto, una lucerna di forma fallica che illuminava il banco e teneva lontano il malocchio e persino una pentola ancora sul fornello.

Alcuni graffiti trovati sulle pareti fanno pensare che Asellina, oltre a rifocillare gli ospiti, fornisse anche delle fanciulle che offrivano loro compagnia, poiché a Pompei arrivava gente da tutto il bacino del Mediterraneo. L’astuta proprietaria del thermpolium si era procurato probabilmente fanciulle straniere, come lasciano intendere gli altri nomi Aegle, Maria e Zmyrina citati nelle iscrizioni dipinte sulla facciata, in modo che i clienti esteri si trovassero a proprio agio con belle conterranee.

5) Esterno thermopolium di Asellina
Esterno thermopolium di Asellina

Famosi erano anche i thermopolia di Ostia antica, come quello denominato “della via Diana”, dotato di ampi locali e sale interne, con un piccolo cortile annesso nel quale i clienti si potevano intrattenere in diverse attività tra cui il gioco d’azzardo con i dadi.

6) Thermopolium negli scavi di Ercolano, grande taberna
Thermopolium negli scavi di Ercolano, grande taberna ©Aldo Ardetti (Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 2.5 Generico)
7) Thermopolium di Ostia antica
Thermopolium di Ostia antica, ©Marie-Lan Nguyen
8) Ricostruzione grafica di un thermopolium romano (di Sebastià Giralt)
Ricostruzione grafica di un thermopolium romano (di Sebastià Giralt)

Pompei: Termopolio del Larario

L’isicia omentata

Tra gli alimenti più venduti nei thermopolia si ha l’isicia omentata, quello che possiamo considerare come l’antenato dell’hamburger.

La sua ricetta prevedeva:

“Prendi carne tritata con mollica di pane tenuta a bagno nel vino. Pesta insieme pepe, liquamen (sostituiscilo con nuoc guam e in mancanza con salsa di acciughe) e, se lo vuoi bacche di mirto a cui avrai tolto il nocciolo. Forma delle polpettine nelle quali metterai grani di pepe e pinoli. Avvolgile nella rete e falle rosolare nel caroenum (vino rosso dolce).”

Ingredienti:

  • 1 panino secco,
  • 500 g tritato di vitello,
  • 70 g di pinoli tritati,
  • 1 bicchiere di vino Primitivo di Manduria
  • 2 cucchiai di colatura di alici,
  • un pizzico di sale.

Eccovi qui una ricetta per una versione più vicina a noi dell’isicia omentata

In una ciotola fatevi ammorbidire il pane secco nel vino. Mescolate la carne con i pinoli, aggiungete il pane strizzato, la colatura di alici e aggiustate di sale. Filtrate il vino rimasto dopo aver strizzato il pane e mettetelo sul fuoco. Fatelo ridurre fino a quando diventa un liquido dalla consistenza sciropposa. Formate 10 piccole polpette piatte, spalmatevi sopra un po’ di sciroppo di vino e fatele cuocere in forno per circa 8 minuti, fino a quando sono cotte. Sfornatele e ricopritele di sciroppo d’uva.

Se provate a farla fateci sapere!

Sul rinvenimento del thermopolium della Regio V rinvenuto nel 2019 a Pompei si rimanda al seguente articolo [Link].

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Formatesi presso l’Università degli Studi di Torino, dove ha conseguito la laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali e la specialistica-magistrale in Storia del Patrimonio Archeologico e Storico-Artistico, si è specializzata all’Università degli Studi di Milano diplomandosi in Beni Archeologici. Libero professionista, si occupa di archeologia informatica e virtual heritage, allestimenti museali, grafica 2d e prodotti multimediali applicati ai Beni Culturali. Collabora con diversi enti pubblici e privati nell’ambito di progetti relativi la ricerca, valorizzazione, comunicazione e promozione dei Beni Culturali. Si occupa della creazione di percorsi culturali relativi all’intera Penisola italiana e dello sviluppo di contenuti (creazione di testi e produzione fotografica) per pubblicazioni cartacee e virtuali. Tra i suoi interessi di studio si hanno lo sviluppo di nuove tecniche e mezzi di comunicazione per la valorizzazione dei Beni Culturali e l’evoluzione della simbologia del potere tra Tardoantico e Altomedioevo.

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